"Difendo l'unità della Chiesa"
Papa Francesco: Motu proprio sulle messe in latino, "uso distorto" Le messe in latino e con il sacerdote rivolto verso l'altare non si potranno più celebrare nelle chiese parrocchiali, eccetto casi straordinari autorizzati dal vescovo diocesano. "L'intento pastorale dei miei Predecessori" proteso al "desiderio dell'unità" è stato "spesso gravemente disatteso" scrive il Papa in una lettera ai vescovi del mondo Tweet Immagine di repertorio Papa Francesco, dimesso dal Gemelli, è tornato in Vaticano: "Ringrazio tutti" Angelus, il Papa si affaccia dal decimo piano del Gemelli: "Grazie per vicinanza e sostegno" 16 luglio 2021 Stretta di Papa Francesco sulle messe celebrate in rito antico. Il Pontefice ha pubblicato un Motu Proprio che modifica le norme delle celebrazioni nella liturgia precedente il Concilio. Saranno i vescovi ad essere responsabili delle disposizioni. Le messe in latino e con il sacerdote rivolto verso l'altare in ogni caso non si potranno più celebrare nelle chiese parrocchiali. E' "una situazione che mi addolora e mi preoccupa", scrive il Papa in una lettera ai vescovi del mondo, sottolineando che "l'intento pastorale dei miei Predecessori" proteso al "desiderio dell'unità" è stato "spesso gravemente disatteso". Papa Francesco, nella lettera ai vescovi con la quale spiega le motivazioni delle nuove norme che disciplineranno le messe in rito antico,sottolinea "un uso strumentale del Missale Romanum del 1962, sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l'affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la Tradizione e la 'vera Chiesa' ". Messa in latino, si cambia. Dopo che Benedetto XVI, per venire incontro ai lefebvriani e agli altri tradizionalisti, aveva liberalizzato con il motu proprio Summorum pontificum (2007) il messale preconciliare, la cosiddetta "messa in latino", papa Francesco abroga quella svolta e torna a ribadire, con il motu proprio Traditionis Custodes firmato oggi, che "i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l'unica espressione della lex orandi del Rito Romano". Francesco spiega che la decisione nasce da ampie consultazioni svolte negli anni scorsi per verificare l'attuazione della Summorum pontificum che, scrive, "hanno rivelato una situazione che mi addolora e mi preoccupa, confermandomi nella necessità di intervenire. Purtroppo l'intento pastorale dei miei Predecessori, i quali avevano inteso 'fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell'unità, sia reso possibile di restare in quest'unità o di ritrovarla nuovamente', è stato spesso gravemente disatteso.
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