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Vangelo della Domenica

24 Settembre 2023

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - A

Ultimi e primi
Se i sindacalisti sentissero questa parabola sarebbero molto arrabbiati per quanto è detto, anche se detto da Chi non può sbagliare, perché sembra che Dio non sia giusto e che si prenda gioco delle persone oneste. Pare che a Lui non interessino le opere e lo sforzo per compierle, abolendo così ogni merito, proporzionato all'impegno, e respingendo queste parole del Salmo: Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature ... Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere.

Buono è il Signore verso tutti? Giusto in tutte le sue opere? Sì. È buono ed è giusto, poiché essere buono non gli impedisce di essere giusto ed essere giusto non gli vieta di essere buono. Infatti, se Egli concede grazia ai peccatori, a maggior ragione concede premio ai santi. Sembra l'opposto, ma la parabola vuole proprio ribadire la giustizia, non la misericordia, che è il cardine dell'insegnamento di Gesù e l'essenza stessa di Dio.

Molti pensano: "Se Dio agisce così, non tenendo conto del lavoro eseguito, ma anzi prendendosi gioco dei primi ritenendoli come gli ultimi, che senso ha fare il bene e sforzarsi di essere buoni? A che serve impegnarsi, se poi si è trattati come chi si impegna poco o non si impegna affatto? Se tratta così i primi, tanto vale essere ultimi!".

Parole giuste, ma non vere, perché la verità umana non è sempre giusta. Spesso, ciò che noi pensiamo verità è invece errore. Perché? perché l'uomo non è Dio. Dice il Signore: I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. La vera interpretazione della parabola, infatti, non è quella che appare a prima vista, bensì quella che si rivela togliendo l'apparenza.

Secondo molti che ostentano la misericordia divina, a loro comodo, Dio sarebbe talmente buono da accogliere tutti, non tenendo conto né dell'impegno personale, né dello sforzo compiuto, né del premio meritato. La parabola, invece, vuole esprimere un'altra verità. Questa: molti di quelli che parevano primi saranno ultimi, mentre molti di quelli che parevano ultimi saranno primi, perché i primi lavorarono meno degli ultimi, pur avendo cominciato prima il lavoro. Non è forse vero che a volte alcuni lavoratori, impegnati ed onesti, fanno in due ore il lavoro che altri fanno in una giornata intera, i quali usano il tempo anche per fumare, concedersi delle pause, mangiare e bere, passeggiare, telefonare, guardare video, ecc.? Dio però vede e provvede, perciò è detto: Il Figlio dell'uomo renderà a ciascuno secondo le sue azioni (Mt 16,27).

Il Signore darà la giusta ricompensa in proporzione a quanto uno ha lavorato nella vigna, non in base all'ora in cui fu chiamato al lavoro. Se molti dei primi saranno ultimi è segno che gli ultimi han lavorato più dei primi, nonostante abbiamo avuto meno tempo. Hanno lavorato bene, con onestà, impegno, perseveranza, professionalità e senza distrazioni, comportandosi con il padrone come si sarebbero comportati con loro stessi (Mt 7,12).

La giornata lavorativa rappresenta la vita. Molti, pur avendo avuto tanto tempo davanti per acquistare meriti, hanno lavorato poco e male, spesso anche facendo finta di lavorare. Altri, invece, pur avendo avuto poco tempo, perché morirono presto o si convertirono tardi, hanno dato tutto di sé e, in quel poco tempo a disposizione, hanno prodotto molto. La parabola, infatti, parla di operai chiamati al lavoro, ma non sappiamo come lavorarono i chiamati. Un caso tipico di grande lavoratrice, chiamata all'ultima ora, è la Maddalena. Ella, in poco tempo, da impenitente peccatrice divenne grande santa, superando in santità anche chi non fu mai peccatore.

Come dice il profeta Isaia, Dio non giudica come giudica l'uomo. L'uomo vede l'apparenza, mentre Dio vede nel segreto e dà con giustizia a ciascuno secondo i suoi meriti. Non sono infatti le parole che contano, ma le azioni. È scritto: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt 7,21).

Dobbiamo guardarci dal pensare che Dio sia così buono da perdonare tutto a tutti, e da trattare i peccatori come i santi. No. Ognuno renderà conto della propria vita. La giustizia non è mai annullata e la bontà non è mai ingiusta. Anzi, Dio è buono perché è giusto, tenendo conto della giustizia di chi vuole essere buono, anche se futura. In tal modo la mercede data agli ultimi non è in antitesi con quella data ai primi. I sindacalisti dovrebbero capire che, oltre al diritto di ricevere la paga, c'è anche il dovere di lavorare per riceverla.

Rendiamo grazie al Signore se, nella sua grande bontà, ci chiama a lavorare nella sua vigna fin dalle prime ore della nostra giovinezza, offrendoci il dono della fede. E ancor più rendiamo grazie al Signore se, nonostante il momento sprecato, abbiamo la possibilità di riscattare il tempo perduto con l'impegno ritrovato.

Non è mai troppo presto per ascoltare Dio e non è mai troppo tardi per servirlo, purché, sia nel primo caso, come nel secondo, non manchi in noi la buona volontà di amarlo. Meglio però non indugiare ad entrare nella vigna, perché se è vero che gli ultimi possono lavorare come i primi, è altrettanto vero che i primi possono lavorare più degli ultimi, usando con intelligenza e saggezza il tempo avuto e ricordando queste sapienti parole: Date e vi sarà dato (6,38).

P.Enzo Redolfi