14 Maggio 2023
VI DOMENICA DI PASQUA - A
Amare per conoscere
Queste gioiose domeniche di Pasqua, oltre a celebrare il sublime mistero della risurrezione di Gesù, presagio della nostra risurrezione futura, sono anche le domeniche della dottrina, perché ci confermano nell'osservanza della divina Legge. Anche l'apostolo Pietro, che imparò tutto dal suo Maestro, ci esorta a proclamare a tutti ciò che abbiamo imparato: Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
L'Amore è la fonte e il compimento dei comandamenti, che vengono da Dio e portano a Dio. Essi non sono altro che dei mezzi per amare il Signore ed essere da Lui amati in modo perfetto. Infatti, per riguardo alla Giustizia, Dio non può non amare di più chi più lo ama, senza togliere nulla a chi lo ama meno. È questo il senso delle seguenti parole del Maestro: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio. Infatti l'Amore non è gratuito, come affermano quelli che non vogliono faticare nello spirito. L'Amore è gratuito solo per aumentare l'amore in chi non ama, non per dare a tutti lo stesso Amore. Sarebbe ingiustizia.
Quanto più osserveremo la Legge di Dio, tanto più potremo dire di amare Dio nella sua Legge. Il Signore, infatti, ci comanda di amarlo e di osservare i suoi precetti, per riempirci poi della sua grazia e manifestarsi a noi. Dice infatti: ...e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui.
Gesù, che è Amore, ama tutti. Ma ama in modo particolare, di un amore gioioso e riconoscente, chi lo ama. Mentre ama di un amore sofferto e gratuito chi, non osservando i suoi comandamenti, non lo ama. Ce lo dimostra anche nei due discepoli Giovanni e Giuda. Il Maestro amava Giovanni di amore lieto e riconoscente, mentre amava Giuda di amore afflitto ed eroico. Amava forse meno l'apostolo traditore? No, anzi lo amava di più, perché era un amore valoroso. Tuttavia, se Dio è buono è anche giusto e, quando la gratuità è terminata, cioè quando la vita del peccatore è conclusa, rende a ciascuno secondo le sue opere (Ger 17,10).
Gesù chiede amore, per dare Amore a chi lo chiede, cioè a chi dà amore al Richiedente. Ecco perché tanti santi, pur modesti e illetterati, furono grandi amanti e catechisti, amando Dio eroicamente e scrivendo pagine di alta spiritualità. Erano talmente fusi alla Verità che la Verità era fusa in loro e in loro si manifestava fondendosi. Perciò: più ameremo Dio, più lo conosceremo. Egli verrà a noi e sarà in noi, proprio come dice ancora il Signore: Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
Poi Gesù continua dicendo: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Amare Gesù vuol dire osservare i suoi comandamenti. Invano sarebbe dire: "Ti amo", se non si onorasse lAmato. Dice infatti il Signore: Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. E l'apostolo Giovanni spiega: Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui (1Gv 2,3-5). Allo stesso modo, quanto più ameremo Dio, tanto più saremo capaci di amarlo, poiché l'amore di Dio ci fortifica nell'osservanza dei comandamenti. Quindi: non solo ameremo osservando, ma anche osserveremo amando.
Dio è Amore. L'Amore è il fine, i comandamenti sono il mezzo. Facendo uso di tali mezzi raggiungeremo il fine. Osservando i comandamenti di Dio raggiungeremo Dio che ci ha comandato di osservarli.
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Leggendo un brano dagli scritti di Maria Valtorta, circa il tema degli eserciti e della guerra, sento il dovere di affermare ancora una volta la pazzia dell'atteggiamento di Zelensky e dei suoi sostenitori, fra i quali, purtroppo, anche l'Italia. Dall'inizio della guerra è tutto un errore, un grave errore. Non sarebbe servita nemmeno una pallottola per "difendersi" dall'"operazione speciale" russa! "Pazzia", ecco ciò che dico. Pazzia che crescerà sempre più fino alla catastrofe, unita a quella "pazzia" di Israele, rinnegatore del Messia, che risponde all'offesa con la vendetta. Pazzia offendere e preparare controffensive, perché: "Chi di spada ferisce, di spada perisce". Lo dice il Signore Iddio (Mt 26,52). C'è forse qualcuno più intelligente di Lui?
Il brano della Valtorta lo ripropongo qui, per chi ha tempo di leggere cose sante da dedicare alla propria anima per crescere in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini
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Ancora un'aurora. Ancora le teorie di asinelli che si affollano presso la porta ancor chiusa. E ancora Gesù con Simone e Giovanni. Dei venditori lo riconoscono e gli si affollano intorno. Anche un milite di guardia accorre a Lui quando la porta viene aperta e lo vede. E lo saluta: «Salve, galileo. Di a questi irrequieti di esser meno ribelli. Si lamentano di noi. Ma non fanno che maledirci e disubbidire. E dicono che ciò è culto per loro. Che religione hanno se è fondata sulla disubbidienza?». «Compatiscili, soldato. Sono come coloro che hanno in casa un ospite non voluto e più forte di loro. E non possono che vendicarsi con la lingua e col ripicco». «Sì. Ma noi dobbiamo fare il nostro dovere. E allora li dobbiamo punire. E così sempre più diventiamo gli ospiti non voluti». «Hai ragione. Tu devi fare il tuo dovere. Ma fallo sempre con umanità. Pensa sempre: Se fossi nel loro caso, che farei?. Vedrai che allora ti verrà per i soggetti tanta pietà». «Mi piace sentirti parlare. Tu sei senza sprezzo, senza alterigia. Gli altri palestinesi ci sputano dietro, ci insultano, mostrano schifo di noi a meno che non ci sia da spellarci a dovere per una donna o per degli acquisti. Allora l'oro di Roma non fa più schifo». «L'uomo è l'uomo, soldato». «Sì. Ed è più bugiardo della scimmia. Non è piacevole però stare fra chi è come serpe in agguato
Anche noi abbiamo casa e madri e spose e figli, e la vita ci preme». «Ecco, se ognuno ricordasse questo, non ci sarebbero più odii. Tu hai detto: Che religione hanno?. Ti rispondo: una religione santa che per primo comando ha l'amore verso Dio e verso il prossimo. Una religione che insegna ubbidienza alle leggi. Anche se di Stati nemici. Perché, udite, o miei fratelli in Israele, nulla avviene senza che Dio lo permetta. Anche le dominazioni: sventure senza pari per un popolo. Ma che quasi sempre, se questo popolo con rettezza si esamina, possono dirsi volute dallo stesso, coi suoi modi di vivere contrari a Dio. Ricordatevi i Profeti. Quante volte hanno parlato su questo! Quante hanno mostrato coi fatti passati, presenti e futuri, che il dominatore è il castigo, la verga del castigo sulle spalle del figlio ingrato. E quante volte hanno insegnato il modo di non più averlo: tornare al Signore. Non è ribellione né guerra quella che sana ferite e lacrime e scioglie catene. È il vivere da giusti. Allora Dio interviene. E che possono le armi e le schiere di armati contro i fulgori delle coorti angeliche lottanti in favore dei buoni? Siamo colpiti? Meritiamo di non esserlo più col nostro vivere da figli di Dio. Non ribadite le vostre catene con dei peccati sempre novelli. Non permettete che i gentili vi credano senza religione o più pagani di loro per il vostro modo di vivere. Siete il popolo che ha avuto da Dio stesso la Legge. Osservatela. Fate che anche i dominatori si inchinino davanti alle vostre catene dicendo: Sono soggetti, ma sono più grandi di noi, di una grandezza che non sta nel numero, nel denaro, nelle armi, nella potenza,ma che viene dal loro provenire da Dio. Qui brilla la divina paternità di un Dio perfetto, santo, potente. Qui è il segno di una vera Divinità. Traluce dai suoi figli. E meditino su questo, e vengano alla verità del Dio vero, lasciando l'errore. Ognuno, anche il più povero, anche il più ignorante fra il popolo di Dio, può essere maestro ad un gentile, maestro con la sua maniera di vivere e predicare Dio ai pagani con gli atti di una vita santa. Andate. La pace sia con voi». «Tarda Giuda, e anche i pastori», osserva Simone. «Attendi qualcuno, galileo?», chiede il soldato che ha ascoltato attentamente. «Degli amici». «Entra nel fresco dell'androne. Il sole scotta sin dalle prime ore. Vai in città?». «No. Torno in Galilea». «A piedi?». «Sono povero: a piedi». «Hai moglie?». «Ho una Madre». «Anche io. Vieni se di noi non hai lo schifo che gli altri hanno». «Solo la colpa mi fa ribrezzo». Il soldato lo guarda ammirato e pensoso. «Con Te non avremo mai da intervenire. Il gladio non si alzerà mai su Te. Sei buono. Ma gli altri!
». Gesù è nella penombra dell'androne. Giovanni è verso la città. Simone si è seduto su un masso che fa da panchina. «Come ti chiami?». «Gesù». «Ah! sei quello che fa miracoli anche sui malati?! Io credevo che fossi solo un mago
Ne abbiamo anche noi. Un mago buono, però. Perché ce ne sono certuni
Ma i nostri non sanno guarire i malati. Come fai?». Gesù sorride e tace. «Usi formule magiche? Hai unguenti di midollo di morti, serpenti disseccati e resi polvere, pietre magiche prese negli antri dei pitoni?». «Nulla di questo. Ho solo il mio potere». «Allora sei proprio santo. Noi abbiamo gli auspici e le vestali
e alcuni fra loro fanno prodigi e dicono che sono i più santi. Ma ci credi Tu? Sono peggio degli altri». «E allora perché li venerate?». «Perché perché è la religione di Roma. E se un suddito non rispetta la religione del suo Stato, come può rispettare il Cesare e la patria, e giù, giù, tante cose?». Gesù guarda fissamente il soldato. «In verità tu sei avanti nella via della giustizia. Procedi, o milite, e giungerai a conoscere ciò che la tua anima sente avere in sé, senza saper dare a questa cosa un nome». «L'anima? Cosa è?». «Quando tu morrai, dove andrai?». «Mah! non so. Se morrò da eroe, sul rogo degli eroi se sarò un povero vecchio, un niente, forse marcirò nella mia tana o sul bordo di una via». «Questo per il corpo. Ma l'anima dove andrà?». «Non so se tutti gli uomini hanno l'anima o se l'hanno solo quelli che Giove destina ai Campi Elisi dopo una vita portentosa, seppure non li trae all'Olimpo come fu di Romolo». «Tutti gli uomini hanno un'anima. E questa è quella cosa che distingue l'uomo dall'animale. Vorresti essere simile ad un cavallo? ad un uccello? ad un pesce? Carne che, morendo, è solo marciume?». «Oh! no. Io sono uomo e preferisco essere tale». «Ebbene, ciò che ti fa uomo è l'anima. Senza questa tu saresti nulla più che un animale parlante». «E dove è? Come è?». «Non ha corpo. Ma è. È in te. Viene da Chi ha creato il mondo e a Lui ritorna dopo la morte del corpo». «Dal Dio d'Israele, secondo voi». «Dal Dio solo, uno, eterno, supremo Signore e Creatore dell'universo». «E anche un povero soldato come me ha l'anima, e questa torna a Dio?». «Sì. Anche un povero soldato, e la sua anima avrà Dio ad Amico se fu sempre buona, o Dio a Punitore se fu malvagia». «Maestro, ecco Giuda coi pastori e delle donne. Se vedo bene, vi è la fanciulla di ieri», dice Giovanni. «Io vado, soldato. Sii buono». «Non ti vedrò più? Vorrei sapere ancora». «Io resto in Galilea sino al settembre. Se puoi, vieni. A Cafarnao o a Nazaret tutti ti diranno di Me. A Cafarnao chiedi di Simon-Pietro. A Nazaret, di Maria di Giuseppe. È mia Madre. Vieni. Ti parlerò del Dio vero». «Simon-Pietro Maria di Giuseppe. Verrò, sol che possa. E, se Tu torni, ricordati di Alessandro. Sono della centuria di Gerusalemme».
P.Enzo Redolfi
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