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Commento al Vangelo della domenica di P.Bruno Moricon Meditazioni 2023 La meditazione è del Padre Carmelitano Giorgio Maria Fare
Dopo genocidi e massacri, ha senso dire che l’uomo è a immagine e somiglianza di Dio? Mariupol, città completamente distrutta durante la guerra in Ucraina. Al suo interno sono morte sotto le bombe centinaia di persone. Certo che si! Attenti a fraintendere la Genesi: secondo una corretta teologia della creazione la figura umana, nella sua duplice identità maschile e femminile, ha un compito regale La lettura della Genesi può generare, sopratutto in tempi come questi segnati da guerre e atrocità, delle ambiguità. Il primo libro della Bibbia sostiene che l’uomo sia stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Ma se è stato creato a queste condizioni, come si pone Dio di fronte al male assurdo che genera l’uomo su altri uomini? Attenti. Questa domanda – che è più che giusta – rischia di avere risposte sbagliate. Ricadute concrete nella vita di ogni uomo Un buon chiarimento si può avere leggente il nuovo saggio del biblista Santi Grasso: “Ma Dio interviene nella storia?” (Città Nuova). Tale domanda, che potrebbe risultare intellettualistica e anche un po’ presuntuosa, quasi una speculazione sulla relazione tra Dio e il mondo. In realtà ha ricadute esistenziali molto concrete, quando di fronte a certi avvenimenti e a determinate situazioni ci si interroga sul perché siano accaduti. Le parole utilizzate dalla Genesi Nella Genesi (1, 27-28) c’è scritto così: E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (Gen 1,27-28). Cosa significa ad “Immagine e somiglianza di Dio”? Dopo Hitlere Stalin, dopo i genocidi nel mondo e la terribile guerra in Ucraina, si può ancora dire che l’uomo è a immagine e somiglianza di Dio? I due termini sono sinonimi. Il primo (selem, immagine) allude a un’immagine plastica come una scultura, un ritratto, una rappresentazione (1Sam 6,5; 2Re 11,18). I secondo (demôt, somiglianza) deriva da un verbo che significa “essere come, somigliare” e indica l’apparenza, la forma analoga o corrispondente (Ez 1,26; 2Cr 4,3). Questa duplice caratteristica dell’umanità non è relativa a qualsiasi aspetto umano. Ma soltanto in rapporto al dono della vita e all’esercizio del dominio sul creato, tutti e due indicati nella benedizione divina. Non è più Dio che concede la vita, ma gli esseri umani, i quali ne sono anche responsabili. Un altro possibile fraintendimento I verbi “soggiogare” e “dominare” sono soggetti a fraintendimento e possono legittimare grandi scempi nei confronti della natura, sui quali Dio non è certamente d’accordo. L’uomo non può abusare del creato, violentandolo. In realtà il verbo rdh (tradotto con soggiogare) che significa “calpestare, schiacciare”, indica l’azione del “signoreggiare”, appartenendo al campo semantico dell’esercizio della regalità (1Re 5,4; Sal 110,1). Mentre kbš (dominare), ripreso dal vocabolario bellico, evoca la sottomissione della terra, dei vinti, degli schiavi (Nm 32,29; 2Sam 8,11). Questi due termini indicano un’azione forte, simile a quella che Dio ha usato per organizzare il cosmo. Un compito regale Secondo la teologia della creazione la figura umana, nella sua duplice identità maschile e femminile, ha un compito regale. È una prospettiva democratica e veramente emancipata se la si confronta con la concezione del privilegio nell’antichità. Il ruolo degli essere umani Gli esseri umani hanno il ruolo, la funzione di regnare sulla propria vita e sul cosmo mantenendo ed estendendo quell’armonia che Dio ha conferito all’inizio. La benedizione che era già stata impartita agli animali adesso viene rivolta anche agli esseri umani. Una visione ancestrale di benedizione Nella nostra concezione della benedizione si è infiltrata una visione ancestrale, per cui ora essa è percepita come atto che ha il potere di cambiare la realtà. La benedizione invece non è una parola magica, e in questo specifico caso ha la funzione di ricordare il compito o richiamare la vocazione degli umani. Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 06/04/22
VI consiglio di leggere i bollettini delle varie parrocchie perchè in ognuno di essi troverete delle ottime riflessioni "Difendo l'unità della Chiesa" Papa Francesco: Motu proprio sulle messe in latino, "uso distorto"
PARROCCHIA DI SANTA MARIA in PIEVE DI CADORE “ADOTTA UNA CANNA DELL’ORGANO” Dopo la gioiosa e generosa notizia del donatore di 100.000 euro per il restauro dell’organo, da anni silenzioso in chiesa arcidiaconale, molti parrocchiani PIEVE DI CADORE
Come posso confessarmi?
«Laddove i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale, si ricorda che la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono (quella che al momento il penitente è in grado di esprimere) e accompagnata dal votum confessionis, vale a dire dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali.»
Nella nota della Penitenzieria Apostolica di venerdì scorso sul sacramento della Riconciliazione nell’attuale situazione di pandemia, vi è indicato come le circostanze causate della diffusione del nuovo coronavirus, che stanno obbligando le persone a rimanere a casa e non poter recarsi a messa e a confessarsi, non modifichino le prescrizioni del Codice di diritto canonico. Lo ha ribadito anche Papa Francesconell’omelia alla celebrazione mattutina del medesimo giorno nella cappella di Casa Santa Marta:
«Io so che tanti di voi, per Pasqua, andate a fare la Confessione per ritrovarvi con Dio. Ma tanti mi diranno oggi: “Ma padre, dove posso trovare un sacerdote, un confessore, perché non si può uscire da casa? […] Tu fai quello che dice il Catechismo. È molto chiaro: se tu non trovi un sacerdote per confessarti, parla con Dio, è tuo Padre, e digli la verità: “Signore, ho combinato questo, questo, questo… Scusami”. E chiedigli perdono con tutto il cuore, con l’Atto di dolore, e promettigli: “Dopo mi confesserò, ma perdonami adesso”. E subito tornerai alla grazia di Dio. Tu stesso puoi avvicinarti, come ci insegna il Catechismo, al perdono di Dio senza avere un sacerdote “a portata di mano”. Pensateci: è il momento! Questo è il momento giusto, il momento opportuno. Un Atto di dolore ben fatto, e così la nostra anima diventerà bianca come la neve.»
In questi giorni difficili, la preghiera dà anche la possibilità di ricevere un’indulgenza speciale. Un’altra nota della Penitenzieria Apostolica, rilasciata sempre venerdì, concede l’indulgenza plenaria, oltre che ai fedeli affetti da Coronavirus, agli operatori sanitari e ai loro familiari con determinate condizioni,
«a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé.»
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